Incontri, seminari, convegni
Degni di succedere, 2025
Degni di succedere. Ideologie borghesi del fenomeno ereditario in Walther Eck, di Massimiliano Vinci
La nozione e la funzione dell’indegnità a succedere hanno oggi bisogno di un profondo ripensamento. In questo senso, la rilettura del saggio di Walther Eck del 1894 permette di osservare gli snodi problematici, che la dottrina tedesca si trovava ad affrontare, in vista della codificazione del BGB. La tensione tra la caratterizzazione pubblicistica dell’istituto nel diritto romano (insegnato nelle Università) e la sua totale riconduzione nell’ambito del diritto privato (concretamente applicato nei Tribunali tedeschi) faceva emergere, tra l’altro, la difficoltà di conciliare la determinazione autoritativa delle cause di indegnità con l’affidamento all’autonomia privata della gestione dell’intera vicenda indegnitaria.
Eppure, anche la profondità e l’accuratezza di quell’indagine peccavano di un errore di prospettiva quando davano per scontata l’accezione negativa dell’indegnità a succedere, pretermettendo del tutto il concetto positivo di dignità: non basta non essere indegni di succedere, è necessario dimostrare di esserne degni. L’attuale disciplina dell’indegnità si dimostra, allora, frutto dell’appiattimento del ruolo della successione su un (esclusivo) strumento di trasmissione del patrimonio, dove la figura del legittimato all’azione coincide con quella del beneficiario di quanto sottratto all’erede indegno.
L’orientamento borghese ha così espulso dall’istituto ogni profilo sovraindividuale e lo ha costretto entro la limitata cornice degli interessi privati, contraddicendo radicalmente l’essenza stessa del principio di dignità a succedere che, per essere riconosciuto, impone invece l’approvazione della comunità sociale e la condivisione di fondanti valori di solidarietà.
https://www.mulino.it/
